SOSTA – Perché Augusto Del Noce preferiva Robespierre ai moderati?

da Rivoluzioni e Dintorni di Riccardo Pedrizzi

In occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, Riccardo Pedrizzi intervistò il filosofo cattolico Augusto Del Noce

Riccardo Pedrizzi: Un giudizio sulla Rivoluzione francese…

Augusto Del Noce: La Rivoluzione francese, come rivoluzione borghese, ha trionfato in questi ultimi anni sulla rivoluzione russa. Non è quindi un evento ormai lontano nel tempo, ma un successo presente, quello che i partiti della borghesia laica, liberali, socialdemocratici, radicali oggi festeggiano. Neppure è un caso che si faccia del tutto per esaltare Condorcet e per deprimere Robespierre: si vuole mettere da parte quel che sembrava collegare le due rivoluzioni.

Riccardo Pedrizzi: Joseph de Maistre scriveva che “la rivoluzione francese è una grand’epoca e che le sue conseguenze, in ogni genere, si faranno sentire molto al di là del tempo della sua esplosione e del luogo della sua fucina”; non possiamo, dunque, come cattolici, permetterci il lusso di essere assenti da queste celebrazioni che sembrano orchestrate apposta per linciare e riaffermare i principi della “Rivoluzione”. Non le pare?

Augusto Del Noce: Certamente, de Maistre ha condotto una fenomenologia della rivoluzione di una profondità insuperabile; soltanto Dostoevskij può stargli alla pari. Quel che i cattolici potrebbero fare, oggi, paradossalmente, è assumere una certa difesa di Robespierre. Non si può isolare il momento “moderato” della Rivoluzione, senza cadere in quella mentalità individualistica ed egoistica, il cui pericolo Robespierre avvertiva e che sta oggi raggiungendo la punta massima.

Riccardo Pedrizzi: Giovanni Paolo II va ripetendo insistentemente che “occorre superare quella frattura tra Vangelo e cultura che è, anche per per l’Italia, il dramma della nostra epoca; occorre por mano ad un’opera di inculturazione della Fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero ed i modelli di vita”. In che modo, perciò, i cattolici italiani potrebbero far sentire la propria opinione, i propri giudizi, la propria interpretazione di quell’avvenimento che sconvolse l’Europa e pose le basi per la nascita del mondo moderno?

Augusto Del Noce: Mostrando che cosa si nascondesse nella dichiarazione dei diritti, per esempio, la distruzione dei corpi intermedi, il capovolgimento dell’asserita uguaglianza, ecc. Stranamente, le critiche mosse da Marx alla Rivoluzione francese possono, oggi, dopo il naufragio del marxismo, essere fatte proprie dai cattolici.

Riccardo Pedrizzi: La Chiesa è stata sempre contraria ai principi ed alle ideologie illuministiche e rivoluzionarie; all’inizio scendendo direttamente in campo, poi sempre meno apertamente ed ufficialmente. Perché e come mai è potuto accadere questo “accomodamento”, come lo chiama Romano Amerio.

Augusto Del Noce: L’ “accomodamento” è avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale e in relazione a quello che può essere chiamato “il mito del ’45”. Tradizionalmente la Chiesa aveva visto la radice dei mali del mondo moderno nell’ateismo e nel secolarismo. In conseguenza dell’ideologia di guerra, larga parte dei cattolici ravvisò invece il “male radicale” nel “fascismo” (che certamente è un momento tra i mali del secolo, ma soltanto un “momento”), considerato poi come sviluppo di uno spirito reazionario (il che è falso) da cui la vecchia Chiesa sarebbe stata contagiata.


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