Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.111)

Rubrica a cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: La Chiesa perché è apostolica?
Risposta: La Chiesa è apostolica perché è fondata sugli Apostoli e sulla loro predicazione, e governata dai loro successori, i Pastori legittimi, i quali, senza interruzione e alterazione, seguitano a trasmetterne la dottrina e il potere


Il fedele nel Credo professa anche la fede nella Chiesa “apostolica”.

L’apostolicità intende un collegamento ininterrotto dagli Apostoli, primo Papa e primi vescovi, ad oggi. “Apostolico è ciò che si riallaccia agli Apostoli. Vi è apostolicità di origine (apostolicitas originis), di dottrina (ap. doctrinae) e di successione (ap. successionis)” (L. Ott, Compendio di teologia dogmatica).

È un tratto caratteristico della vera Chiesa di Cristo. Essa infatti deve essere apostolica, non può prescindere da tale qualità.

È apostolica perché, ovviamente, fondata sugli Apostoli. Ad essi infatti Gesù affidò la Sua Chiesa con la Sua dottrina, con il compito di custodirla, insegnarla, tramandarla; ad essi affidò i sacramenti e il Santo Sacrificio da ripetere in eterno in ogni Messa, con il potere di amministrarli; ad essi diede il governo della Chiesa. “L’apostolicità della successione garantisce la trasmissione genuina della dottrina e stabilisce la continuità organica tra la Chiesa di oggi con quella degli Apostoli” (L. Ott, op. cit.).

La Chiesa è apostolica, poi, perché il governo, iniziato da San Pietro e dagli Apostoli, continua senza soluzione di continuità nei loro successori (Papi e vescovi), creando appunto la suddetta ininterrotta successione apostolica.

É assolutamente ragionevole, oltre che conveniente, questa successione: Cristo, infatti, non ha creato una Chiesa per pochi decenni, solo per gli Apostoli e i discepoli che Lo conobbero, ma per tutti gli uomini fino alla fine del mondo. Per poter essere questo possibile, era necessario ed evidente che ci sarebbero stati dei successori che avrebbero continuato il “lavoro” del primo Pontefice e dei primi vescovi. Come commenta l’Ott, “il fine della Chiesa ne rende necessaria la durata” (op. cit.).

San Tommaso d’Aquino specificava che gli Apostoli con la dottrina insegnata loro sono il fondamento secondario della Chiesa. Il fondamento primario infatti è sempre Gesù (cfr. Expos. Symb., a. 9).
L’apostolicità è una caratteristica che è solo della Chiesa romana. Solo questa può, infatti, dimostrare una ininterrotta successione fino a San Pietro e agli Apostoli. È, d’altronde, fondata su di essi: Gesù dice a San Pietro, non ad altri o a chiunque, che lui sarà la “pietra”.

Le Chiese scismatiche si sono distaccate da questa “pietra” e comunque la loro nascita risale a tempi lontani dagli Apostoli (ad es. quella nestoriana risale, appunto, a Nestorio, quindi al 431 d.C.). Il Dragone nota che “l’unica chiesa scismatica che potrebbe vantare una parvenza di apostolicità è quella di Costantinopoli, la cui sede episcopale è assai antica. Ma prima di Fozio era soggetta al Primato di Roma. E anche se fosse restata apostolica, avrebbe cessato di esserlo alla caduta di Costantinopoli (1453) sotto i Turchi, i quali da quel giorno assegnarono la sede patriarcale al miglior offerente”.

Anche il Protestantesimo non può dimostrare l’apostolicità: perché non riconosce addirittura alcuna gerarchia ecclesiastica, ma anche perché risale a tempi lontanissimi dagli Apostoli (ossia a Lutero nel sec. XVI).

“Se la Chiesa di Roma era apostolica, separandosi i protestanti perdettero la nota dell’apostolicità; se non era apostolica, non lo sono nemmeno le chiese protestanti, che sorsero millecinquecento anni dopo gli apostoli” (L. Ott, op. cit.).

Si conclude questa parte sulle quattro proprietà della Chiesa (unità, santità, cattolicità e apostolicità), notando che, come caratteristiche essenziali e visibili, facilmente riconoscibili, diventano segni distintivi della vera Chiesa di Cristo (cfr. L. Ott, op. cit.).

“La vera Chiesa di Cristo è per autorità divina costituita e riconosciuta dalle quattro note che nel simbolo affermiamo di credere” (Sant’Uffizio, 1864).

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