MESSA DEL GIORNO (con meditazione) – Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire (35-107)

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Sant’Ignazio (35-107), vescovo di Antiochia di Siria, la comunità cristiana fondata da san Pietro, è una delle più belle figure della Chiesa primitiva. Condannato alle belve e inviato a Roma carico di catene, scriveva lettere alle Chiese che incontrava sul suo cammino in cui sono espressi il suo grande amore per Cristo e la sua sete ardente di martirio: Io sono il frumento di Cristo; possano i denti delle purità macinarmi come il grano, per fare di me un pane senza impurità. Lasciatemi imitare la passione del mio Dio. Solo ora comincio ad essere un vero discepolo. Fuoco, croce, corpo a corpo con le belve, laceramenti, squartamenti, amputazione delle membra, stritolamento di tutto il corpo, che le più crudeli torture del demonio mi siano inflitte, purché io possegga infine Gesù Cristo. L’Epistola e l’antifona all’Introito riassumono questi magnifici sentimenti; il Vangelo ricorda le parole di Cristo: il chicco di frumento, gettato nel terreno, deve morire per portare frutto. Sant’Ignazio fu martirizzato a Roma. Il suo nome figura nel canone della Messa (L’anno liturgico di dom Prosper Gueranger)


Introito

(Galati 6,14)

Di nulla mi glorio se non della Croce di Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo suo è crocifisso a me il mondo, come io sono crocifisso per il mondo.

(Salmo 131,1)

Ricòrdati, Signore, di Davide e di tutta le sue sofferenze.


Epistola

(Romani 8,35-39)

Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello. Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.


Graduale

(Ecclesiastico 44,16)

Ecco il grande pontefice, che nella vita piacque a Dio.

(Ecclesiastico 44,20)

Non si trovò alcuno simile a lui nell’osservare la legge dell’Eccelso. Alleluia, alleluia.

(Galati 2,19-20)

Con Cristo sono confitto in croce; e vivo, non più io, ma vive in me Cristo. Alleluia.


Vangelo

(Giovanni 12,24-25)

Dice Gesù: In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol seguire mi segua; e dove sono io, ci sarà pure il mio servo. Se uno mi serve lo onorerà il Padre mio.


Meditazione

  1. Nessuno e nulla potrebbe separare da Cristo chi volesse davvero amare Cristo. Questo dice san Paolo in Romani 8 citato nell’Introito. 
  2. Il santo di oggi, Ignazio di Antiochia, ne ha dato pienamente testimonianza.
  3. Egli, per giorni e giorni (finché è durato il suo viaggio in catene verso Roma) ha vissuto nella piena consapevolezza del martirio che lo avrebbe atteso.
  4. E che martirio: sarebbe stato divorato dalle fiere!
  5. Sant’Ignazio ha avuto fede e la grazia lo ha adeguatamente sostenuto.
  6. Ma quale fede ha avuto per ottenere questa grazia? La fede vera. Non quella di riconoscere a Cristo un poco di spazio nella propria vita, bensì quella che offre tutto se stesso all’Amato.

Alla Regina dello Splendore

  1. Madre, accanto a Te, voglio far crescere la mia fede.
  2. Fa che sia quella autentica: quella della totale offerta.
  3. Accanto a Te, sparisce ogni timore di testimoniare Cristo fino all’estremo.
  4. Regina dello Splendore, guidami nel cammino della vita.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

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