da La sfida della santità di padre Antonio Maria Di Monda
Il santo esercita tutte le virtù. Se egli fosse solo obbediente e peccasse contro la castità o trasgredisse la legge anche solo in prescrizioni insignificanti, già non si potrebbe più parlare di santità. Non solo, ma questo esercizio di tutte le virtù è esercizio in grado eroico. Egli, cioè, esercita tutte le virtù in maniera perfetta e assolutamente superiore a quella dei comuni mortali. Anche se, in questo stesso esercizio eroico di tutte le virtù, un santo si distingue dall’altro più per l’una o l’altra virtù. Inoltre, il santo, sempre a proposito dell’eroicità delle virtù, non solo supera sempre il comportamento morale degli altri uomini, ma questo eroismo è spinto, non raramente, addirittura ad altezze che lasciano il fiato sospeso. I comportamenti virtuosi, cioè, sono così insolitamente e imprevedibilmente eroici, da far, spesso, gridare, da tanti, allo scandalo. La messe di esempi è così abbondante che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco, per esempio, nell’esercizio della carità, San Francesco d’Assisi che, per esprimere la completa compartecipazione e condivisione al dolore e alla malattia del lebbroso, arriva a mangiare con lui nella stessa scodella, dove lui, il lebbroso, immergeva i suoi moncherini gocciolanti sangue e pus! E così, ancora, l’obbedienza non solo è sempre adempiuta con assoluta prontezza e generosità, e grandissimo slancio d’anima e di corpo; ma, a volte, è eseguita così alla lettera da muovere, magari, al riso e all’indignazione. Anche se, proprio in questi casi, si verificano spesso miracoli, che riempiono di stupore. Come si legge, per esempio, del Beato Bonaventura da Potenza.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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