SOSTA – Come guarire dall’orgoglio?

da Sì, Sì, No, No del 31 marzo 2023


L’orgoglio è un peccato dello spirito, che in sé è meno vergognoso e meno degradante dei peccati carnali, ma è molto più grave di essi (anche se i peccati carnali sono comunque peccati mortali), poiché ci allontana molto di più e diametralmente da Dio (Summa Theologiae, I-II, q.73, a.5). I peccati carnali non si trovano nel demonio, che è un puro spirito e si dannò per il suo orgoglio, il quale lo spinse a gridare “non serviam!”.  La divina Rivelazione ripete assai spesso che l’orgoglio è il principio di ogni altro peccato (Eccli, X, 15), poiché esclude ogni vero e sano rapporto con Dio, cioè la sottomissione della creatura al Creatore. (…). Anche il peccato originale fu un peccato d’orgoglio (Summa Theologiae, I-II, q.84, a.2), cioè il voler “essere come Dio” (Genesi III, 5) e il conquistare  da sé la “scienza del bene e del male” (Gensi III, 6), per poter guidarsi da solo senza essere sottomesso a nessuno e neppure a Dio. San Tommaso ‘d’Aquino (Summa Theologiae, II-II, q.162, a.8) spiega che l’orgoglio è qualcosa di più di un peccato capitale, infatti esso è la sorgente e la radice di tutti i peccati capitali e soprattutto della vanagloria, che è uno dei suoi primi effetti. (…) occorre fare molta attenzione a non confondere la grandezza d’animo con l’orgoglio e neppure confondere l’umiltà con la pusillanimità, cosa che è purtroppo abbastanza frequente. L’anima umile deve essere d’animo nobile e grande, ossia deve tendere umilmente a fare grandi cose. (…). L’orgoglio è definito dall’Aquinate “amore disordinato della propria eccellenza”. (…) l’orgoglio è assai diverso dalla magnanimità: ad esempio un soldato deve desiderare ardentemente vittoria della sua Patria, invece, l’orgoglioso desidera smodatamente la propria eccellenza. San Gregorio Magno (Moralia XXIII, cap.5) enumera vari gradi d’orgoglio: 1)credere che sia nostro quello che invece abbiamo ricevuto da Dio; 2)credere di aver meritato per la nostra bontà ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente per pura Misericordia divina; 3)attribuirci virtù che non abbiamo; 4)disprezzare gli altri e pretendere di essere migliori di loro e, dunque, preferirci a loro.

Il grado massimo d’orgoglio è quello luciferino che pretende di eguagliare Dio. Tuttavia, questo grado è assai raro in maniera esplicita. Sennonché, se in teoria riconosciamo che Dio è il nostro Creatore e noi le sue creature, in pratica accade spesso di stimare esageratamente noi stessi come se fossimo gli autori delle qualità che Dio ci ha dato. (…) ciò porta inavvertitamente, ma immancabilmente, a preferirci agli altri e disprezzarli, come il fariseo, che salito al Tempio per pregare, non faceva altro che lodare se stesso, disprezzare il pubblicano e non pensava per nulla a lodare Dio (Luca, XVIII, 10). (…). Il grande rimedio è riconoscere la grandezza infinita di Dio e la nostra dipendenza totale da Lui che è nostro Creatore, non solo in teoria ma anche in pratica. (…). San Tommaso d’Aquino spiega: “Siccome l’amore di Dio per noi è causa di ogni nostro bene, Dio non ci ama perché siamo buoni, ma, amandoci, ci rende buoni, perciò nessuno sarebbe migliore di un altro se non fosse più amato da Dio, che ama tutti sufficientemente.” (Summa Theologiae, I, q.20, a.3). (…). In breve, il rimedio contro la malapianta dell’orgoglio è riconoscere non solo de iure ma anche de facto che da noi stessi siamo nulla, che siamo stati creati dal nulla, dall’amore totalmente gratuito di Dio, indipendentemente da ogni nostro merito.


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